venerdì 3 dicembre 2010

GOVERNO, MOZIONE SFIDUCIA: UNA BUFALA PER BERLUSCONI


In serata dura nota del Quirinale: rispettare le prerogative del Colle.Verdini replica: ce ne freghiamo Poi frena: «Non l'ho mai detto». Presentata la mozione di sfiducia Casini: sì a Gianni Letta premier
ROMA
Ormai manca soltanto il rintocco delle campane. Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini non sono Gary Cooper e Ian MacDonald, e la crisi politica non è una finzione cinematografica, ma lo scontro tra il premier e il presidente della Camera ha sempre più i contorni del duello alla Mezzogiorno di fuoco. La data -il 14 dicembre- è stata fissata e le accuse reciproche di oggi, con la mozione di sfiducia del Terzo Polo sui tavoli della Camera e il Quirinale costretto a intervenire per non farsi strumentalizzare, non sembrano lasciare spazio ai ripensamenti.

«Il Terzo polo è una bufala», attacca il presidente del Consiglio da Soci, dove è impegnato in una bilaterale con il governo russo. «Secondo un gossip avrei problemi di salute e sarei in depressione, vi ricordo la settimana presente», dice riferendosi agli impegni internazionali che lo hanno portato prima ad Astana e poi a Soci. «Tralascio la voglia che avrei di rispondere ad altri per una questione di gusto - continua - ma sono assolutamente determinato a continuare».


E pure ben oltre il 14 dicembre. «Alla Camera c'è una maggioranza di 317 parlamentari contro il governo? Ci vediamo il 14 dicembre», afferma convinto che «sarebbe assolutamente irresponsabile aprire una crisi e voler cambiare l'attuale squadra di governo». Non solo perché «finora ha operato benissimo», ma anche perché «in questo momento - sostiene - non vedo nessuno dei protagonisti della politica che possa ben lavorare per il bene del Paese».

Gianfranco Fini non si lascia intimidire e, da Mestre, raccoglie la sfida: «Il governo non c'è più, ma con questi chiari di luna non si può andare alle urne», afferma a gran voce, sicuro che la situazione cambierà dopo il voto del Parlamento sulle due mozioni di sfiducia , l'ultima -quella del Terzo Polo- presentata oggi con 85 firme. «Tra qualche giorno il Parlamento testimonierà quello che tutti sanno», è la previsione della terza carica dello Stato, secondo cui «sarebbe bizzarro e autolesionistico» pensare «di salvare per il rotto della cuffia il Paese» perché‚ questo «va governato»

«Su alcune sfide epocali - rincara la dose Fini - il nostro è l'unico governo che non cerca mai un colloquio e un contatto con l'opposizione. Prima di dire che chi non la pensa come lui è un traditore amico della sinistra, rifletta sul perché segmenti del centrodestra dicono che cosi non si può andare avanti». Del resto, «governare non vuol dire comandare», conclude poi con una frase sibillina: «Il Capo dello Stato sa cosa fare...».

La reazione del Colle non si fa attendere: in serata, infatti, negli ambienti del Quirinale si ribadisce che nessuna presa di posizione politica di qualsiasi parte può oscurare il fatto che ci sono prerogative di esclusiva competenza del Presidente della Repubblica. Quanto basta per tirarsi fuori dal gioco delle parti, così da evitare al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di sentirsi tirato per la giacca.

Ma dal Pdl arriva una reazione durissima: «Noi sappiamo che» il Capo dello Stato ha le sue prerogative «ma ce ne freghiamo, cioè politicamente riteniamo che non possa accadere questo. Anche i partiti hanno le loro prerogative», tuona Verdini che più tardi frena: «Non ho mai né pensato, né a maggior ragione detto che noi ce ne freghiamo delle prerogative del capo
dello Stato», dice in una nota.

I duellanti, in ogni caso, sono avvisati. E intanto cominciano a profilarsi i possibili scenari del dopo showdown: per il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, Gianni Letta presidente del Consiglio «non andrebbe bene, ma benissimo», mentre il capogruppo di Futuro e Libertà alla Camera, Italo Bocchino, sembra aprire uno spiraglio nel buio della crisi: «Lo spazio per trovare una soluzione - afferma - è enorme. Se Berlusconi è disposto a parlare con l'area moderata, se è disponibile ad aprire, non c'è alcuna preclusione sul proseguimento dell'alleanza nè sulla sua persona».

Il centrodestra, dal canto suo, si dice sicuro di avere ancora la maggioranza. «Il 14 dicembre i terzopolisti possono trovarsi di fronte ad una sorpresa», sostiene infatti il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto. Tranciante anche il presidente dei senatori del partito del premier, Maurizio Gasparri: «Se il governo va avanti - dichiara - la legislatura prosegue e, con la saggezza dei più, potrà dare stabilità al Paese». Ma negli ambienti del Pdl circola anche l'indiscrezione che Berlusconi stia pensando a presentarsi al Colle, una volta ottenuta la fiducia, per chiedere un secondo incarico e allargare la maggioranza di governo. Soltanto un'ipotesi, ma suggestiva.

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